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Storia

TOKUGAWA IEYASU ED IL CONSOLIDAMENTO DEL POTERE DELLO SHOGUN

Il 31 gennaio 1543, nella provincia Mikawa, nasceva Matsudaira Takechiyo, più conosciuto con il nome di Tokugawa Ieyasu, colui che sarebbe riuscito a riunire sotto il proprio potere l’intero Giappone all’inizio del XVII secolo, divenendo Shogun e dando vita a quello che storicamente è conosciuto con il nome di “Periodo Tokugawa” o “Periodo Edo” (1603 – 1867). Prima di arrivare a parlare di questa figura, credo sia importante fare un salto indietro nel tempo e vedere velocemente alcune vicende molto importanti per la storia del Giappone. Per prima cosa dobbiamo ricordarci è che il Giappone del XVI secolo è un paese politicamente non coeso. E’ infatti diviso in tante fazioni controllate da grandi famiglie nobiliari (i cui capi sono chiamati Daimyo) che si contendono il potere a suon di guerre, alleanze e tradimenti. Al di sopra di tutte queste fazioni, ciò vi è la figura che rappresenta l’unità spirituale dell’arcipelago giapponese, l’unica persona che, con un suo decreto, può dichiarare legittimo o illegittimo il diritto a governare di questa o di quest’altra famiglia. Si tratta del Tenno, tradotto in italiano con il termine non del tutto corretto di “Imperatore”. Non dobbiamo cadere nell’errore di paragonare il ruolo di questa figura con quella di un monarca europeo. Quest’ultimo infatti non è altro che il rappresentate di una potente famiglia che, grazie all’investitura del Papa, ottiene la legittimazione a regnare (lui e la sua discendenza) su un determinato stato, ottenendo così il potere definito “Temporale”. Il Tenno invece, secondo la tradizione e la mitologia shintoista, è il rappresentante della famiglia discendente direttamente dalla dea Amaterasu (divinità del sole), la quale nei tempi antichi, secondo una leggenda, vedendo il grande caos che regnava in Giappone, inviò il nipote Ninigi-No-Mikoto con il compito di pacificare l’arcipelago. Uno dei discendenti di Ninigi, sarebbe poi diventato il Primo Imperatore del Giappone, conosciuto con il nome di Jimmu. La discendenza diretta dalla divinità Amaterasu conferisce pertanto al Giappone e alla sua famiglia imperiale una natura divina. Il Tenno avrebbe avuto nel corso della storia, un ruolo principalmente spirituale, in quanto unico vero tramite tra la terra ed il mondo divino. Vi furono comunque dei periodi durante i quali alcuni Imperatori cercarono di acquisire maggiore peso politico, anche se i risultati furono di breve durata (di seguito verrà poi citato un caso).

Come abbiamo appena visto all’inizio, il potere effettivo, nel Giappone feudale, era conteso da questi Daimyo, (ricordando molto quella che era la situazione europea in cui c’erano feudatari, valvassori e valvassini). Queste grandi famiglie dominano su vasti territori ed erano dotate di grandi eserciti privati, necessari per poter tenere sotto controllo i propri possedimenti e per poter espandere la propria zona di influenza, a scapito naturalmente di famiglie rivali. I Daimyo più potenti erano molto ambizioni e miravano, e in tutta la storia giapponese, hanno sempre mirato al potere totale e alla nomina da parte dell’Imperatore a Shogun (letteralmente CAPO MILITARE). Ricevere questo titolo garantiva la legittimità a poter governare sul Giappone. In origine questa nomina era personale e non era possibile tramandarla di padre in figlio. Ma a partire dal XII secolo d.C., con la famiglia Minamoto, il ruolo di Shogun divenne ereditario (Shogunato Kamakura 1192 – 1333). Questo, almeno in teoria, avrebbe dovuto garantire una maggiore stabilità politica. Fin dall’inizio però, il potere dei Minamoto, non fu mai assoluto, Gli Shogun non riuscirono mai a tenere completamente sotto controllo l’intero paese, dovendo pertanto sperare nella lealtà dei Daimyo più importanti, i quali venivano ricompensati con terre, autonomia e ricchezze.

Durante l’era Kamakura, alla fine del XIII secolo, il Giappone suvbì i tentativo di invasione da parte dei mongoli. Questa popolazione, nel giro di pochi decenni era riuscita a costruire un impero immenso che inglobava terre dal Mar Caspio fino alla Cina. Kublai Khan, nuovo signore dell’Impero Cinese (aveva infatti proclamato una sua dinastia, quella Yuan), sognava di epandere i proprio potere anche sul Giappone. Tentò ben due volte di invadere l’arcipelago, ma in entrambi i casi i Giapponesi respinsero l’invasore, anche grazie a due tifoni che distrussero le flotta nemica. I giapponesi, ritenendo questi tifoni un’opera divina, chiamarono quell’evento con il termine di “Kamikaze” o “Tempesta divina”). Lo Shogunato dei Minamoto si dimostrò molto abile nel riuscire a unificare il paese in vista del pericolo incombente ed anche militarmente la campagna difensiva fu sicuramente un grande successo. Economicamente però, questa guerra provocò un forte indebolimento dello Shogunato (ingenti somme furono le spese per proteggere il paese dall’invasione), e nessuna ricompensa potè essere offerta alle potenti famiglie che si erano battute. Questo naturalmente provocò un forte malcontento tra i Daimyo ed un conseguente ed un forte declino del potere dello Shogun. Pochi anni dopo, l’Imperatore Go-Daigo (1288-1339), salito al trono nel 1318, cercò di approfittare di situazione di debolezza per riportare il potere politico nelle mani della Casa Imperiale. Con l’aiuto di alcuni comandanti militari, cospirò più volte contro la famiglia Minamoto, ottenendo però dei fallimenti. Il Sovrano fu infatti catturato ed esiliato nell’isola di Oki nel 1331. Alcuni generali, rimasti fedeli al Tenno, si riorganizzarono, rianimando la ribellione contro lo Shogun, aiutandolo nel 1333 ad evadere a prendendo il potere.

Come governante, Go-Daigo si rivelò però un despota accentratore, incapace di attuare riforme convincenti. Ogni sua azione non fece altro che creare un grande scontento, anche tra chi lo aveva sostenuto nell’ascesa al potere. Nel 1336, il generale Ashikaga Takauji, guida una ribellione contro il sovrano, il quale è costretto a scappare con la sua corte a Nara. A Kyoto, Ashikaga appogiò un membro collaterale della famiglia imperiale che vinne proclamato imperatore. In cambio, Ashikaga viene nominato Shogun. A così inizio l’era dello Shogunato Ashikaga (1336 – 1573). Anche durante questa epoca però, il potere degli Ashikaga non si rivelò mai efficace e solido, non riuscendo ad imporre mai la propria autorità ai vari daimyo, che ripresero rapidamente a scontrarsi tra di loro per imporsi nelle lotte di potere. Questo periodo è anche conosciuto come “Sengoku”, cioè degli stati combattenti.

Il potere degli Ashikaga, terminò nel 1573, quando Oda Nobunaga (il nobile più potente epoca) si ribellòa allo Shogun che fu costretto a fuggire. Nobunaga dimostrò ottime doti da stratega e anche grandi capacità di governo. Dopo aver deposto l’ultimo Shogun infatti, egli iniziò una seria campagna militare per la riunificazione, riuscendo a porre sotto il proprio controllo l’intero Giappone centrale e contemporaneamente apportò una serie di interessanti riforme in campo economico. Nonostante le ottime premesse, Oda non potè portare a termine il proprio progetto politico. Venne infatti assassinato nel 1582, tradito da un suo vassallo (cosa frequente nella storia giapponese). La sua eredità venne però raccolta da uno dei suoi migliori generale dalle umili origini: Toyotomi Hideyoshi. Fu proprio in questo periodo che iniziò a farsi notare un altro Daimyo: Matsudaira Takechiyo (che avrebbe poi cambiato il nome in Tokugawa Ieyasu). Questi nacque nel 1543 in seno al clan Matsudaira, famiglia ambiziosa, ma che non aveva assolutamente la forza per potersi dichiarare indipendente. Come molti altri clan infatti, anche quello Matsudaira, dovette schierarsi con una delle due famiglie più potenti: quella degli Oda e quella degli Imagawa. Il padre di Takechiyo, Hirodata, decise di allearsi con quest’ultima e, come era prassi nel Giappone feudale, dovette inviare in ostaggio presso il suo protettore, il proprio figlio, a garanzia della propria alleanza.

Nel 1560 il clan Imagawa venne sconfitto e Takechiyo potè fare ritorno nei territori della famiglia, assumendo il controllo del clan Matsudaira (suo padre era morto diversi anni prima), alleandosi con gli Oda. Questo, data la forza del suo alleato, consentì a Ieyasu, nel corso degli anni successivi, di poter espandere i propri domini territoriali, consentendogli di rendere la propria famiglia molto forte. Torniamo adesso all’anno 1582, nel momento in cui il potente Oda Nobunaga venne assassinato. Tra i suoi generali spiccò, sia per doti militari, sia per carisma, Toyotomi Hideyoshi. Ieyasu, inizialmente si dimostrò indeciso se accettare Toyotomi come suo leader, ma, dopo essersi reso conto delle sue grandi doti di comandante e soprattutto la reale forza, decise di allearsi con lui. La decisione di Ieyasu si rivelò vincente e vantaggiosa. Hideyoshi fu senza dubbio un samurai di grande genio, riuscì a completare nel giro di pochi anni l’opera del suo predecessore, unificando finalmente il Giappone. Da ricordare che, nonostante questo, non potè ottenere il titolo di Shogun, in quanto non di origine non nobile). Tokugawa da questa allenza ottenne quindi grandi vantaggi che contribuirono a renderlo uno dei Daimyo più influenti.

Nel 1592 Hideyoshi prese una decisione decisamente strana, se non addirittura folle (solo apparentemente): decise infatti di inviare un forte esercito in Corea, con lo scopo di invadere poi l’Impero Cinese. Militarmente l’impresa era praticamente irrealizzabile! Non bisogna dimenticarsi che siamo alla fine del XVI secolo e quindi, con i mezzi disponibili in quel momento, non sarebbe stato facile riuscire a rifornire velocemente vettovaglie e uomini un campo di battaglia lontano da casa. C’è da dire inoltre che le forze in campo non erano minimamente paragonabili. L’Impero Cinese, attaccato sul proprio territorio, disponeva di un esercito almeno 7 volte superiore a quello nemico! E allora cosa spinse un grande militare a intraprendere una campagna sicuramente destinata al fallimento? A questo punto la risposta è semplice e geniale allo stesso modo: Toyotomi, si era reso conto che in Giappone c’erano troppi soldati, i quali potevano rappresentare un pericolo per il proprio potere. Tale potenza, gli si sarebbe potuta ritorcere contro (come era avvenuto spesso nel corso della storia giapponese). E quindi quale sarebbe stato il modo migliore per eliminare un grosso pericolo se non farli combattere (ed indebolire) fuori dal territorio nipponico? Questa idea consentì consentì a Hideyoshi di consolidare ulteriormente il proprio potere in casa.

La spedizione non portò ovviamente alcun risultato, ma 1597 Toyotomi decise di riprovarci, con maggiore convinzione (tutto sommato rimaneva un militare e forse rimaneva difficile accettare una sconfitta, anche se preventivata). Nel corso dell’anno successivo però la morte lo raggiunse ed il potere tornò vacante. Suo figlio ed erede infatti era solo un bambino e non poteva quindi governare. L’unica cosa che potè quindi fare, prima di morire, fu quella di costituire un Consiglio di Reggenza, composto da 5 membri, in attesa che suo figlio raggiungesse la maggiore età. Tra i membri di questo consiglio, spiccano due nomi: Ishida e Tokugawa Ieyasu. Entrambi ambivano a succedere al defunto leader e naturalmente non si dovette attendere molto prima che i due arrivassero allo scontro. Nel 1599 Ishida fece il primo passo e tentò di far assassinare I’avversario, senza riuscirci. La situazione divenne immediatamente insostenibile ed i due rivali , il 21 ottobre 1600, si scontrarono in una grande battaglia a Sekigahara. Sul campo si affrontarono 200.000 uomini (Ieyasu era in netta minoranza). Al termine della giornata, dopo scontri sanguinosi, l’esericito di Tokugawa sconfisse quello del suo avversario, che fu inseguito e catturato nel giro di pochi giorni. Una volta arrestato, Ichida venne giustiziato, lasciando così Ieyasu senza rivali.

Nel 1603 Tokugawa Ieyasu viene di fatto proclamato Shogun, ruolo che la sua famiglia avrebbe conservato fino al 1867, anno in cui, a seguito delle riforme dell’Imperatore Meiji, il potere feudale venne abolito.