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I meido kissaten

I meido kissaten (メイド喫茶店), abbreviati in meido kissa (メイド喫茶) o anche noti come meido cafè (メイドカフェ), sono un particolare tipo caffetteria a tema, nato nell’ultima decina d’anni in Giappone.
Sebbene siano la sintesi quasi perfetta tra una sala da tè, un bar e un ristorante (nel menù compaiono non solo torte e dolcetti ma anche pasta, zuppe, secondi a base di carne, hamburger, omelette rice (omuraisu オムライス) e ovviamente insalate), la vera particolarità di questi locali è il servizio, basato soprattutto sullo stile e la cortesia delle graziose cameriere che costituiscono l’essenza stessa del meido kissa.
Ma che cos’è esattamente un meido kissa?
In poche parole, un meido kissa è un locale dove delle graziose cameriere, che indossano delle divise, solitamente in uno stile simile a quello vittoriano, non si limitano a servire ai tavoli, ma intrattengono i clienti con magie, giochetti e piccoli spettacolini. Inoltre come servizio a pagamento, fissato solitamente intorno ai 500 - 800 yen (dai 3 ai 6 euro circa), le meido si prestano anche a posare per delle foto ricordo coi clienti e a decorare i margini delle polaroid, rilasciate ai clienti come souvenir (tanto da aver creato fenomeni di collezionismo da parte degli appassionati), con disegnini e dediche.
Infatti, il termine stesso, meido kissa (メイド喫茶) contiene già gli elementi che distinguono questi locali: le parole meido メイド, ovvero “maid”, un termine inglese che indica una “cameriera” o “domestica”; e kissa 喫茶 o kissaten 喫茶店 ovvero “sala da tè”. Recentemente è nata anche la dizione meido cafè メイドカフェ, che unisce alla parola “maid”, il più informale termine “cafè”, rendendo meno rigidi i confini della definizione stessa.
Più recentemente sono nati anche dei meido bar (メイドバー) oppure dei meido izakaya (メイド居酒屋), in altre parole locali dove vengono serviti anche alcolici. Altra recente invenzione sono i meido salon (メイドサロン), solitamente dei negozi di estetica, massaggi e parrucchiere, in cui le impiegate sono abbigliate come cameriere vittoriane.

La prerogativa delle meido è non solo di essere molto carine e premurose verso i clienti ma di usare anche particolari forme di rispetto del linguaggio relazionale giapponese, come il keigo e il kenjōgo (ovvero il linguaggio onorifico e l’umile), così come potrebbe fare una domestica verso il padrone. Negli ultimi anni, poiché le persone che sanno usare correttamente keigo e il kenjōgo stanno sempre più diminuendo, per diretta conseguenza, persino nei meido cafè stanno scomparendo le forme più complesse a favore di una lingua, comunque cortese ma meno rigida e formale. Resta invece assolutamente invariato tutto il repertorio di reverenti saluti e di rispettosi epiteti che le cameriere usano verso i clienti. Queste infatti si rivolgono agli avventori, che si apprestano ad entrare nel locale, con la tipica frase “okaerinasai mase, goshujin –sama” ,「お帰りなさいませ、御主人」«Bentornato a casa, onorevole signore», qualora si tratti di un uomo, oppure, “okaerinasai mase, ojyō –sama”「お帰りなさいませ, お嬢様」«Bentornata a casa, onorevole signora», qualora di tratti di una donna. All’uscita, invece, i clienti sono solitamente accomiatati dalla locuzione “mata no gokitaku wo omachi shite orimasu. O-ki wo tsukete, itteirasshaimase.”「またのご帰宅をお待ちしております。お気をつけて行っていらっしゃいませ。」«Aspetto umilmente il vostro prossimo ritorno. Fate attenzione. Andate pure ».
Applicando un’analisi psico - sociologica, appare chiaro che l’ elemento cardine di questi locali è proprio la meido, divenuta incarnazione di uno degli stereotipi più potenti della subculture nipponica: la domestica, la cameriera che arriva a divenire oltre a “feticcio” dell’immaginario erotico, persino uno status symbol. In altre parole, la meido diviene un “oggetto” che pochi possono avere, allusione ad una vita lussuosa che non tutti possono permettersi, così come, all’inizio del Meiji, dopo l’apertura del paese, potevano rappresentarlo le cameriere in divisa vittoriana, “sfoggiate” dalle famiglie più benestanti e quelle che potevano essere ammirate dai clienti del prestigioso Earl Tea Salon , aperto nei primi del Novecento a Tokyo.

Quali sono le fonti che hanno ispirato, più recentemente, questa figura nell’immaginario otaku? Si ritiene che ad originare lo stereotipo della meido sia stata, presso il quartiere di Akihabara秋葉原, nel 1997 la messa in vendita di un software accessorio per il PC, chiamato “Desktop no meido-san” 『デスクトップのメイドさん』 (meido-san del desktop). Questo programma consentivaall’accensione del PC di visualizzare una schermata, in cui appariva una cameriera, vestita alla vittoriana, che salutava l’utente con la caratteristica frase “okaerinasaimase dannasama”「おかえりなさいませ旦那様」«Bentornato a casa, onorevole signore».
Altro possibile riferimento, sempre risalente al 1997, potrebbe essere fatto al videogame erotico, poi divenuto anche una serie di anime e manga, “Pia kyarotto he yokoso!” 『Pia♥キャロットへようこそ!!』(Benveuti al Pia Carrot!). Nel videogame, l’ eroina era infatti una cameriera, ovviamente sempre contraddistinta dalla pittoresca divisa, che lavorava in un cocktail bar.
Altre note serie di anime e manga, successivi ma che hanno sicuramente consolidato il mito e la popolarità della meido, sono “Emma” 『エマ』“Tokyo Mew Mew” 『東京ミュウミュウ』(anche trasmesso in Italia, sulle reti Mediaset come “Mew Mew - Amiche vincenti”) e “He is my Master” 『これが私のご主人様』.

Veniamo ora alla storia dei meido kissa. I meido kissa, sono nati nel 2001 ad Akihabara 秋葉原, quartiere dell’elettronica a nord est di Tokyo, considerato da molti come la culla della subcultura otaku, prodotta dal fandom di anime, manga e videogiochi, nonché di patiti dell’elettronica.
Il primo locale ad aver aperto fu il “Cure Maid Cafè”, tutt’ora in attività ed estremamente popolare. La storia del “Cure Maid Cafè”, è piuttosto originale: circa nel 2000, alcuni piani della la palazzina che tutt’ora ospita questo meido kissa, furono ceduti ad una azienda di produzione di abbigliamento cosplay (un fenomeno nato già negli anni novanta, che consiste nel vestirsi ed atteggiarsi come i protagonisti dei propri anime, manga o videogiochi preferiti), la Cospa, i cui proprietari, visto l’abbondante spazio, decisero di creare all’ultimo piano un punto di ristorazione e di vestire le cameriere con costumi di loro produzione.
Pare che lo stile della parlata delle meido sia invece stato originato dal meido kissa “M’s Melody” presso Oosu大須, quartiere di Nagoya, corrispettivo di Akihabara.
Oggi il meido kissa più grande e famoso di Akihabara è sicuramente il @Home Cafè, con ben tre sedi, uno shop, oltre 60 dipendenti e persino sale in stile tradizionale, senza contare merchandising autorizzato on line e addirittura una idol unit.

Qual è il concept di un meido kissa? Il meido kissa deve rispettare anche alcune caratteristiche architettoniche: da fuori deve sembrare un locale normale, in un edificio normale, ma una volta varcata la soglia, all’interno il cliente deve trovarsi in un mondo a parte, fatto di colori pastello, tavolini, servizi da tè, musichette e atmosfere rilassanti, del tutto più simile ad un anime che alla realtà.
Proprio per dare l’idea al cliente di essere entrato in un mondo fantastico, completamente distaccato dalla realtà, gli interni sono sempre arredati in modo abbastanza fantasioso: possiamo trovare sale, arredate all’inglese o in stile europeo, alla giapponese con tanto di tatami per terra, fin ad arrivare a interni arredati in modo futuribile oppure persino kitsch, con predominanza di colori pastello e mobilio improbabile che sembra una rielaborazione di quello di una nursery o di un asilo.
Ci sono anche esercizi che arrivano ad investire parecchi soldi nell’arredamento, specie se di importazione, oppure che si sono avvalsi persino di designer famosi per realizzare gli interni.
Particolare attenzione è rivolta all’abbigliamento delle ragazze: come per l’arredamento, si tratta di una caratteristica importante che finisce per pregiudicare il target della clientela. Si passa così da locali che adottano divise molto conservatrici, puramente vittoriane, solitamente dei vestiti scuri con ampie gonne lunghe fino la caviglia coperti da grembiuli candidi decorati da ruches, e particolari copricapi e cerchietti di merletto; a divise meno severe che pur rispettando lo stile vittoriano o francese arrivano a malapena al ginocchio, solitamente accompagnate ad calze alte, fino a particolari rielaborazioni della classica veste, soprattutto per colori, modelli e tessuti utilizzati. Costante invariata è invece la caratterizzazione delle diverse dipendenti: ognuna deve avere una propria peculiarità che la distingua dalle altre, rendendola una sorta di personaggio stereotipato e codificato. Vediamo così ragazze che indossano particolari accessori come occhiali, cerchietti con orecchie di vari animali domestici o selvatici (gatto, cane, coniglio, orso, tigre ecc.), guanti, fiocchi, nastri colorati, spille oppure con particolari acconciature, come code di cavallo, frangette, boccoli o con i capelli corti.
La cosa che più colpisce di questi locali è la quantità di tempo che le meido trascorrono con i clienti e ovviamente il loro numero sperequato, rispetto quello dei clienti stessi: persino nei locali più frequentati, si può notare che il rapporto numerico tra cameriere e avventori è di circa uno a uno, o uno a due. Questo avviene per via del fatto che le meido debbano intrattenere i clienti con giochetti vari, jankenbon (la morra giapponese), magie, esibizioni al karaoke e così via, assicurando loro un’esperienza fuori dal comune.
Altri servizi offerti al pubblico sono prendere le ordinazioni stando in ginocchio, giocare con i clienti a giochi da tavolo (come giochi di carte, tris, jenga ecc), disegnare sui cibi ordinati simpatiche immagini e infine recitare, sempre in modo giocoso, piccoli incantesimi per rendere le pietanze servite più gustose.

Sebbene si tratti di locali che potrebbero sembrare poco rispettabili se non al margine della legalità, in realtà non lo sono e anzi vigono leggi piuttosto severe : le ragazze non possono assolutamente avere rapporti coi clienti che non siano di lavoro, non possono accettare regali personali, né mance, tantomeno possono divulgare le loro generalità (lavorano tutte con nomi d’arte) e nemmeno dare indirizzi o numeri di telefono. Inoltre all’interno dei meido kissa è proibito solitamente fumare e fare fotografie o riprese, salvo permessi.

Recentemente la clientela di questi locali, che inizialmente aveva come target gli otaku di sesso maschile, si è estesa prima di tutto anche ai non-otaku, alle donne (per cui sono nati anche i Butler cafè, variante declinata al maschile dei meido kissa) e di recente in un paio di locali sono accettati anche i bambini.
Negli ultimi anni i meido kissa, hanno conosciuto una progressiva notorietà e sono oggi oltre 40 nella sola area di Akihabara. È proprio il quartiere di Akihabara, avendo visto nascere il fenomeno, ad ospitarne tuttora la maggiore concentrazione e perciò ad essere più spesso preso come riferimento per il fenomeno meido kissa.
Proprio per l’alto numero, questi locali sono sempre in concorrenza gli uni verso gli altri, per contro sono anche numerose le strategie di promozione che adottano. Uno dei principali metodi per farsi notare, è quello di distribuire pacchetti di fazzolettini di carta pubblicitari o volantini direttamente dalle meido stesse, subito all’uscita della fermata della metropolitana di Akihabara, oppure facendo sfilare per strada le ragazze di domenica, quando l’intero quartiere è ridotto ad isola pedonale. Altre strategie adottate sono il rilascio di tessere fedeltà, con tanto di premi finali e ovviamente la creazione di siti web sempre aggiornati, da cui si possono trarre tutte le informazioni utili: dalle cartine per trovare i locale, ai menù con tanto di prezzi, alle foto e alle schede personali delle meido, i vari servizi, fino ai gadget tematici che possono essere acquistati anche on line.
In merito ai gadget tematici, vista la famosa intraprendenza imprenditoriale nipponica, ci sarebbe da aprire un capitolo a parte : ci sono meido kissa che hanno acquisito notorietà e si sono potuti espandere notevolmente, grazie alle vendite di linee di prodotti siglati, che spaziano in diverse tipologie, dalle scatole di biscotti, alle minestre liofilizzate, passando per stoviglie, accessori e soprammobili arrivando a gadget in stile manga, albi illustrati e CD- ROM di fotografie. Tuttavia i maggiori ricavi vengono, quasi sempre, dal settore musicale ovvero dalla messa in vendita di CD musicali, solitamente contenenti cover di sigle di anime famosi, ma anche brani originali, scritti e cantati da alcune delle meido che lavorano nei locali stessi.
È qui che il fenomeno dei meido kissa si intreccia con quello delle idol, ovvero delle cantanti semi – professioniste, che si esibiscono nel tempo libero, cantando sia cover di anime celebri sia creazioni proprie, le quali possono anche riuscire ad avere un notevole successo e un grande seguito, tanto da, nei casi più fortunati, arrivare ad avere ingaggi con qualche casa discografica o approdare come talento in qualche programma televisivo. Le idol solitamente si esibiscono un po’ ovunque ma soprattutto sui marciapiedi di Akihabara la domenica, quando il quartiere è ridotto ad isola pedonale, divenendo una sorta di gigantesco palco, sia alle convention di appassionati.
Similarmente, visto il dilagare del fenomeno, molti meido kissa hanno pensato di attirare altri clienti, ingaggiando ragazze che ricoprano il ruolo di idol e ospitando eventi live, come concerti ed altre esibizioni.
Spesso le meido che si esibiscono sul palco, e che incidono i CD che poi vengono venduti col marchio del locale, in taluni casi, sono diventate delle vere e proprie celebrità nell’ambiente, tanto da formare gruppi idol più o meno indipendenti : è il caso del Palettee nato da una costola del “kanzen meido sengen” 完全メイド宣言, entrambi idol unit legati al meido cafè, @Home, e alla voce leader, Hitomi. Solitamente i CD, venduti dai meido kissa, hanno buone tirature, hanno quasi sempre almeno una o due edizioni (solitamente un album di Natale o di San Valentino, più uno standard) all’anno ed hanno costi contenuti (circa 1000 yen, l’equivalente di 7 euro): sono acquistabili on line, oppure presso corner specifici all’interno dei meido kissa.

Per concludere, come potremmo definire in generale il fenomeno dei meido kissaten?
Sicuramente, si tratta di qualcosa di non comune e di molto complesso. Sicuramente di attività che coprono un notevole giro di affari e di un buon numero di posti di lavoro.
Questi locali, sono sicuramente nati in risposta a quello che personalmente amo definire come una sorta di “bisogno escapista”, una fuga dalla realtà e dalla rigidità della convenzione della società, certamente rielaborato in chiave otaku ma già manifestato in precedenza e con altre modalità.
Personalmente vedo come base di questo bisogno un concetto connaturato nella società nipponica: quello dell’amae 甘え, ovvero la dolce “dipendenza” che lega il bambino viziato e coccolato alla madre, a sua volta compiaciuta nel viziarlo, nel reciproco bisogno di dare e riceve attenzioni. È questo stesso legame di dipendenza che possiamo vedere rivivere anni dopo, nel rapporto tra l’avventore adulto e il barista, dove il primo cerca consolazione alla fine di una dura giornata di lavoro e il secondo che gliela offre versandogli da bere, compiaciuto dall’avere un cliente da servire.
Nel caso dei meido cafè, assistiamo ad un’ulteriore evoluzione del concetto di amae, in cui il cliente otaku, introverso e autoescluso dal resto della società non-otaku, cerca una via di fuga in un mondo alternativo, il meido kissa, e il contatto con un personaggio femminile amato e codificato, incarnato dalla meido, altrimenti inarrivabile nella vita “normale”. Mi pare troppo scontato catalogare il fenomeno come mera espressione di un capriccio adulto per un infantile regresso, volto a dissimulare un disagio sociale manifestato da una fetta abbastanza ridotta e discutibile della società nipponica, ovvero l’introverso mondo otaku, poiché oramai è troppo vasta la tipologia di clientela dei meido kissa.
Il motivo del successo di questi locali è dato dalla figura pop e decodificata della meido, dietro la quale credo si possa ancora scorgere sebbene un po’ sbiadito, il riflesso delle maiko e delle geiko, rendendola una sorta di evoluzione dei giorni nostri, di figure troppo complesse, costose e magnifiche per essere accessibili e soprattutto comprensibili da tutti.
di Alice Donati